Un mossiere di nota per l’edizione numero quattro, il Ministro Corona, che diede il via alle 11 del mattino. Risposero all’appello degli organizzatori 112 atleti, fra i quali tantissimi stranieri.La corsa si mosse spedita e registrò la fuga di un folto gruppo composto da 24 corridori, con diversi molto attesi davanti ed altri altrettanto attesi dietro ad inseguire. In avanscoperta si distinse Dancelli e dietro il toscano Bitossi che, fu pure costretto a fermarsi, nei pressi di Albenga, per uno dei suoi famosi attacchi di tachicardia. Sulla terza scalata al Testico i 24 vennero riassorbiti ed in contropiede partirono in 10: l’ex iridato Jan Janssen (Ned-Pelforth Sauvage), Felice Gimondi (Salvarani), Carmine Preziosi (Molteni), Italo Zilioli (Salvarani), Battista Monti (Germanvox Wega), Franco Bodrero (Molteni), Roberto Ballini (Filotex), Luciano Armani (Salamini Luxor), ed i due galli in battaglia, ovvero l’attaccante per antonomasia Michele Dancelli (Vittadello) e “Cuore matto” Franco Bitossi (Filotex). La rappresentatività del drappello, unita alle gambe dei suoi componenti furono decisivi. Quando tutti si attendevano la volata, anche perché pure il Capo Mele ad un tiro di schioppo dal traguardo non aveva sortito nulla, a circa mille metri dalla linea il colpo di scena. Bitossi si fece sfilare iun ultima posizione e di lì partì al fulmicotone con una grandiosa azione da finisseur, dimostrante la sua gran classe e per gli altri, non resto altro che la volata per il posto d’onore, che fu di Armani.
Sul vincitore.
Nato a Camajoni di Carmigliano (FI) l’1 settembre 1940. Fondista, velocista, corridore completo. Alto m.1,74 per kg. 67. Professionista dal 1961 al 1978, con 147 vittorie. Il corridore che più mi è piaciuto, fra gli italiani dell’era Merckx, dopo la fine della carriera di Adorni. Bitossi, era un virtuoso che cercava di vincere, tanto veloce, quanto con sparata da finisseur e capace di tenere in salite di ogni tipo e poi era onesto in tutto. In sostanza in possesso di tutte le variabili del grande corridore. Avesse avuto le capacità fisiche di Gimondi, avrebbe battuto il belga in maniera assai più tangibile, rispetto al bergamasco. Professionista dal settembre del 1961 al 1978 nel palmares del corridore fiorentino ci sono 147 vittorie. Molte delle quali bellissime e colte col fare del campione di razza. Purtroppo, manca solo la perla dell’iride, ma ci andò davvero vicino nel 1972. Uscito nel finale, la sua azione da finisseur parve dargli quella soddisfazione che meritava, ma poi, sul traguardo in leggera salita, il tentativo di rinvenire su di lui per vincere dell’amico Eddy (certo perché i due lo erano veramente), fu sufficiente per lanciare i, per Merckx, odiati succhia ruote: Cyrille Guimard e Marino Basso. Il primo giunse terzo, per una gomma dietro Bitossi, ed il secondo andò a conquistare l’iride. Quel successo sfumato rappresenta, purtroppo, un’immagine distorta di un Campione che, anche senza l’arcobaleno, è stato tale. I primi anni della carriera di Franco furono stentati, soprattutto per un disturbo (in gran parte psicologico) che gli diede il perenne appellativo di “cuore matto”, ovvero un’ipertrofia cardiaca che lo costringeva, durante la gara, a fermarsi e a ripartire, quando il battito s’era un po’ calmato. Fu poi il dottor Falai a
risolverglielo, con un intervento più psicologico che medico. Le caratteristiche di completezza che consentivano a Bitossi di correre anche di rimessa, si esaltarono a metà degli anni sessanta e furono capaci di superare, sovente, anche le stagioni non più verdi. Franco infatti, è stato uno dei corridori più longevi in assoluto. Alcune sue giornate di vena rimarranno memorabili, come quella che lo portò alla prima vittoria nei suoi due “Lombardia”, colta dopo una lunghissima fuga solitaria. Dotato di un guizzo al fulmicotone, nel suo palmares anche la maglia verde al Tour ’68 (chiuso 7° e che, forse, con una maggior spregiudicatezza, poteva vincere),
due Campionati di Zurigo, il Giro di Svizzera, la Tirreno Adriatico, tre Campionati Italiani su strada, oltre a decine di classiche nazionali, tappe dei grandi giri. Un grande corridore, che oggi sarebbe un super e mi permetto di dire, sarebbe un vincente anche nelle grandi corse a tappe. Secondo Jacques Anquetil, il più forte italiano di quella generazione.
Ordine d’arrivo:
1° FRANCO BITOSSI (Filotex) Km 160 in 4h21’55” alla media di 36,435 kmh; 2° Luciano Armani (Salamini Luxor) a 3″; 3° Jan Janssen (Ned-Pelforth Sauvage); 4° Carmine Preziosi (Molteni); 5° Italo Zilioli (Salvarani); 6° Franco Bodrero (Molteni); 7° Michele Dancelli (Vittadello); 8° Battista Monti (Germanvox Wega); 9° Roberto Ballini (Filotex); 10° Felice Gimondi (Salvarani); 11° Georges Chappe (Fra-Mercier BP) a 1’12”; 12° Ole Ritter (Den-Germanvox Wega) a 1’30”; 13° Cees Haast (Ned- Televizier-Batavus); 14° Gianpaolo Cucchietti (Non accasato); 15° Vito Taccone (Germanvox Wega); 16° Marino Vigna (Vittadello); 17° Jacques Anquetil (Fra-Bic); 18° Mario Di Toro (Germanvox Wega); 19° Adriano Durante (Salvarani); 20° Emilio Casalini (Salamini Luxor); 21° Guerrino Tosello (Molteni); 22° Guido De Rosso (Vittadello); 23° Fernand Etter (Fra-Pelforth Sauvage); 24° Lucien Aimar (Fra-Bic); 25° Romeo Venturelli (Salamini Comet) a 5’03”, seguono altri a distacchi vari. Partiti , arrivati 72.