Arriva l’estate e con essa le migrazioni di palamite, sgombri cavallo e tombaroli sottocosta e noi, pronti sui gozzi con le nostre canne ed esche scivolanti sull’acqua, siamo in attesa della prima abboccata. Sembra tutto idilliaco ma in agguato si cela il groviglio, quella informe matassa che si materializza veloce, inarrestabile nei nostri mulinelli incolpevoli e tristi, osservatori del dramma che si inscena sull’armo silente. Ma che ca…mer… fot.., qualche pallida allusione alla vetusta opera della Madre di qualcuno che non ci sta parecchio simpatico e cio’ che prima era un’attrezzo di distruzione di massa per pesci diventa un’inservibile agglomerato di filo e metallo che immaginiamo distrutto in piccoli pezzettini, ma che ci guardiamo bene da mettere in pratica visto il prezzo. E proprio ora il branco per eccellenza ci si materializza davanti alla barca, enorme, intento a nutrirsi, l’apoteosi di tutte le mangianze. Ma che ca…mer…fot. La vuoi cosi’ allora guerra sia!!!! gettato l’inservibile ammasso di canna e filo a prua mi getto sulla lenza a mano degna dei consigli di mio nonno. Giro la barca, filo la lenza fuori bordo con un’esca raglout di 10 cm. e cerco di sfiorare il branco senza passargli sopra per non spaventarli. Quando l’esca e’ gia’ passata sui pesci e sto per girare e tornare indietro un forte strattone quasi mi porta via il braccio rilassato.Filo lenza per non sforzare il pesce e lo seguo piano con il motore, ogni tanto tendo la lenza e cerco di recuperarne un po’ visto che non ne ho tanta da parte. Il peso che sento mi dice che la preda e’ notevole, maledico l’assenza della canna che mi avrebbe aiutato non poco nel combattere il pesce ma l’esperienza mi aiuta nel non commettere l’errore di voler fare a chi tira di piu’ con il mio rivale dall’altro capo della lenza. Il gioco di recuperare e filare dura una buona mezz’ora e mi dice che sicuramente la preda supera i dieci kg., non puo’ essere che una grossa palamita o addirittura un piccolo tonno. Sembra che venga a galla, recupero e recupero, a venti metri una bellissima palamita affiora, stanca, e si lascia tirare sottobordo. Oh no! Ho dimenticato il guadino! Terrorizzato dall’idea di perdere il pesce e maledicendo la fretta di uscire in barca senza controllare tutta l’attrezzatura, penso al modo di salparla senza perderla. Trovato, con una piccola cima che tengo di riserva faccio un piccolo cappio e velocemente, tirando sotto barca il pesce, lo passo sulla coda della palamita e serro. Alla faccia dei grovigli la piu’ bella cattura della stagione e’ a bordo! Alla prossima e b. pesca!!