La nostra Parrocchia può vantare la presenza di un grande e pregiato cartelame, il più importante di tutto il Ponente ligure, recentemente restaurato ed esposto al grande pubblico presso il Palazzo Ducale di Genova dall’11 Maggio al 25 Agosto 2013. Nel 2014, il cartelame sarà invece visibile a Laigueglia nell’ambito di un grande evento a ricordo del centenario dalla sua ultima completa esposizione, avvenuta nel 1914.
La riscoperta dell’arte popolare nelle comunità locali, per rafforzare o ritrovare le proprie radici, ha portato alla conoscenza di diverse tipologie di beni culturali ormai completamente dimenticate, lontane dalla loro funzione. Tra queste, particolare suggestione è fornita dai così detti “Cartelami”, apparati temporanei realizzati su legno, tela, latta o cartone e decorati a tempera o olio, che venivano realizzati per l’Adorazione delle Quarantore e per i così detti Sepolcri della Settimana Santa.
Tra la fine del XVI secolo e i primi decenni del XIX si assiste, in particolar modo nel Ponente ligure, alla proliferazione di questi apparati scenografici effimeri a soggetto devozionale, allestiti in chiese e oratori confraternali in occasione della Settimana Santa. La loro origine è da collegare alle necessità rituali legate alla rappresentazione delle Quarantore (tempo che Gesù passò nel Sepolcro), celebrate con l’esposizione del Santissimo Sacramento alla venerazione dei fedeli e con un allestimento scenico di grande impatto emotivo.
I “Sepolcri”, dapprima piuttosto modesti, diventano con il trascorrere del tempo più elaborati, sino a raggiungere ragguardevoli dimensioni, tali da ricoprire intere cappelle, con complessi allestimenti dotati di partiti architettonici e tabernacoli. I cartelami sono realizzati su legno, tela, latta o cartone e decorati a tempera o olio, si compongono in più pezzi e raffigurano scene a carattere sacro con figure umane e strutture architettoniche disegnate a dimensione reale. Possono assumere forma di propilei o cornici o comporsi di sagome staccate le une dalle altre, e, generalmente usati in interno, spesso schermano parti di chiese o cappelle. Si configurano, soprattutto grazie alle decorazioni pittoriche, come vere e proprie opere d’arte, il cui aspetto scenografico e “spettacolare” ha la funzione, oltre che di glorificare il Santissimo, di attrarre i fedeli alla preghiera suscitando contemporaneamente la loro meraviglia.
Tali apparati hanno solitamente vita breve e sono soggetti a danni causati dall’incuria e dalla fragilità dei materiali impiegati. Si tratta infatti di opere – veri e propri “teatri dell’effimero” tardo barocco – destinate alle processioni devozionali e quindi destinate a un degrado costante e alla continua ripresa e sostituzione delle parti danneggiate. Per questi motivi una buona parte di essi è andata perduta, mentre altri giacciono dimenticati in qualche deposito, misconosciuti e bistrattati, in attesa solo di essere riportati all’attenzione della nostra coscienza e dunque valorizzati, per riconquistare il posto che meritano all’interno del nostro patrimonio storico-artistico. Ecco, allora, affiorare spesso da depositi di chiese e oratori veri e propri scrigni inesplorati, autentiche opere d’arte contraddistinte dalla forza evocativa della devozione di un tempo. Un segno della capacità di pensare e investire per la salvezza dell’anima tramite l’arte, ma anche di richiamare i dogmi della fede per rafforzare i legami tra la chiesa e il popolo cristiano, con una funzione che oggi si definirebbe mediatica.
L’uso dei cartelami è attestato a partire dal Settecento e si protrae per tutto l’Ottocento, ma nella Liguria di Ponente questi apparati sono usati già a partire dal Seicento e hanno maggior diffusione che a Levante. In Corsica continuano a essere prodotti fino alla metà del XX secolo. Attualmente se ne conservano esemplari sul territorio ligure, in Corsica settentrionale, in Piemonte meridionale e su tutto l’arco delle Alpi Marittime. Nonostante il carattere “effimero” loro proprio, sono giunti fino a noi in diversi esemplari, smontati e semi-abbandonati all’interno di chiostri e oratori. Nel Ponente ligure non ne rimangono molti, forse una decina, e nella maggior parte dei casi (a Salea come a Zuccarello, ad Andora come a Ceriana) non sono più utilizzati. Fa eccezione il cartelame dell’oratorio di san Pietro al Parasio, nell’abitato antico di Porto Maurizio a Imperia.
(Articolo tratto dal sito della Parrocchia di San Matteo)