Dopo giornate di gelo e di maltempo, il sole, forse per onorare, appunto, la “baia del sole” di Laigueglia, fece qualche timido assaggio. Alla partenza dei 113 corridori però, l’aria restava gelida e le incognite su ciò che avrebbero trovato lungo il tracciato anche. La corsa fu animata agli inizi dal suo primo vincitore, Guido Neri (Max Meyer) e dal belga Joseph Spruyt (Faema), che scattarono dopo il primo passaggio sulla salita di Testico, rimanendo al comando per una trentina di chilometri. Raggiunti i due fuggitivi, sotto rincalzante controffensiva di Bitossi (Filotex), controllato da Conti (Faema) e dallo stesso Merckx (faema), se ne andarono in nove, ma il tentativo non ebbe lunga durata. Dopo il ricongiungimento con tre corridori che apparivano in gran palla, ovvero Bitossi, Michelotto (Max Meyer) e il solito Merckx, si poté assistere ad una veloce ultima ascesa sul Testico, che sgretolò ulteriormente il gruppo in vari gruppetti. Ma fu la discesa verso Andora, col ghiaccio ancora presente, a mettere le ali al trentino di Roverè della Luna, Claudio Michelotto. Con un’azione che ne testimoniava tanto il coraggio quanto la classe, l’alfiere della Mayer andò al traguardo in solitudine, lasciando al grande Eddy Merckx un ruolo che non amava: quello del posto d’onore.
Sul vincitore.
Nato a Trento il 31.10.1942. Passista scalatore, alto 1,75 per 72 kg. Professionista dal 1966 al ‘73 con 10 vittorie. Un corridore che pareva destinato a grandi traguardi, ma che non è mai riuscito a concretizzare completamente ciò che si credeva possibile per lui. Sfortunato, ma anche non dotato di quel carattere che di solito ha contraddistinto i corridori trentini. Lo si voleva destinato ai GT, ma alla fine s’è determinato in quelle classiche nazionali che lo han visto vincente, anche se non su numeri d’evidenza. La maturazione di Michelotto si concretizzò nel 1963, quando colse bei traguardi per numeri e qualità. L’anno seguente fu azzurro al Tour dell’Avenir, vinto da Gimondi, s’aggiudicò con la Padovani il Tricolore a squadre, ed un giro a tappe in Ungheria. Passò tra i prof nel ’66, con la Sanson. Fu una stagione tribolata e con poche corse (fu 9° alla Tirreno Adriatico), causa una grave caduta al Campionato di Zurigo, che gli impose un lungo stop. Alle corse tornò nel ’67, in maglia Max Meyer e la sua pedalata stilisticamente ineccepibile, s’evidenziò. Arrivò 2° nella tappa di Cortina al Giro d’Italia, ma con sfortunato, perché raggiunto dal gruppetto inseguitore causa caduta alle porte della località e poi superato allo sprint da Adorni. Chiuse il Giro 26° ed il buon ruolino gli valse la squadra Nazionale “Primavera” per il Tour de France, che chiuse 61°. Nel finale di stagione fu 5° nel Giro dell’Emilia. Nel ’68, ruppe il ghiaccio con un gran bel successo alla Tirreno Adriatico. Vinse poi la prova di Castiglion del Lago del “Cougnet” (che chiuse 2°) e trionfò nella Coppa Agostoni. L’ottima stagione si testimoniò anche nei piazzamenti: 3° all’Emilia, “Campagnolo”, “Ticino”, 4° al “Lazio” e “Campania”, 5° al “Sardegna”.
Non bene al Giro d’Italia: solo 21°. Aprì il ‘69 col botto: vinse il Trofeo Laigueglia, il Giro di Sardegna e la Milano-Torino. Andò alla Vuelta di Spagna per fare la gamba per il Giro d’Italia, chiudendola 43° con un 3° di tappa. Nella “Corsa Rosa”, fu finalmente protagonista. Vinse il tappone di Cavalese, fu 3° a Folgaria e chiuse il Giro col successo nella Classifica dei GPM, ed il 2° nella Generale, dietro Gimondi. Chiusa la Max Meyer, passò nel ‘70 alla Scic, ma non fu un’annata felice. Finì 31° il Giro, abbandonò il Tour. Solo due quarti alla Milano-Torino e nella Genova-Nizza. L’anno seguente, dopo la vittoria al Giro di Campania, partì per la Corsa Rosa, puntando alla vittoria e, per 10 giorni vi riuscì. Conquistò la Maglia Rosa nella tappa di Casciana Terme e la mantenne per le 9 successive, fino alla Lienz-Falcade. Qui, fu vittima di una crisi che si vide sul Pordoi e si concretò lungo la discesa del Valles, complice una caduta nella quale su ferì seriamente al capo. Vinse lo svedese Gosta Pettersson, mentre Claudio si ritirò. La Scic non gli rinnovò il contratto e nel ’72 corse con la GBC.
Nell’anno vinse la tappa di Morel al Tour de Suisse e sovente si piazzò, ma ormai non c’era più. A fine ’73, dopo aver fatto il gregario di Gimondi alla Bianchi, chiuse col ciclismo.
1° CLAUDIO MICHELOTTO (Max Meyer) Km 160 in 4h10′ alla media di 39,330 kmh; 2° Eddy Merckx (Bel-Faema) a 49″; 3° Franco Bitossi (Filotex); 4° Ottavio Crepaldi (Sanson); 5° Raymond Poulidor (Fra-Mercier BP); 6° Roger Swerts (Bel-Faema); 7° Adriano Durante (Scic) a 1’03”; 8° Giuseppe Grassi (Folotex); 9° Flaviano Vicentini (Folotex); 10° Franco Vanzin (Sagit); 11° Luigi Sgarbozza (Max Meyer); 12° Giuseppe Milioli (Germanvox Wega); 13° Mario Bettazzoli (Eliolona); 14° Luciano Armani (Scic), seguono, sempre al 14° posto: Mino Denti (Scic); Ambrogio Portalupi (Scic); Wainer Franzoni (Scic); Ernesto Jotti (Scic); Pierino Primavera (Scic); Valere Van Sweevelt (Bel-Faema) ed altri.Partiti 113, arrivati 62.