Quando una località votata al turismo, sceglie il ciclismo come veicolo promozionale, fa una scelta vincente, perché il mezzo spinto a motore umano, sa entrare davvero dentro le menti e le proietta a sviluppare
simpatia, nonché quell’oralità conseguente che penetra, quando magari, il tema, verte sulle vacanze. È così da sempre, anche se molti lo dimenticano. Certo, il ciclismo nelle sue varie forme e variabili, fra le quali, e qui chi lo dimentica giunge a numeri molto gravi, compresa quella agonistica, d’elite, come ormai siamo abituati a dire. È giusto predisporsi verso il nuovo mondo, ormai di massa, definito “delle granfondo”, che restano un primario filone sociale, ma è altrettanto giusto, ed impagabile, per i richiami internazionali che sa dare e muovere, puntare su un evento dichiaratamente competitivo nelle sue valenze sportive, capace di interessare oltre i confini nazionali e creare aloni che valgono sempre la spesa per la sua posa in opera. La piccola Laigueglia, è la più vecchia minuscola e graziosa località italiana che ha fatto sue queste semplici constatazioni. Ci si chieda, almeno una volta: quanti, da Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda, Svizzera ecc. conoscevano la località, prima della nascita del Trofeo ciclistico? Pochi, pochissimi, forse una nicchia degli appassionati di geografia esistenti nel mondo. Una località, dunque, che va applaudita, per averci investito risorse, attenzioni e, perché no, sentimento. Oggi, il Trofeo a lei intitolato, festeggia la cinquantesima edizione, ma è giovane come mezzo secolo fa. In questo lungo lasso attorno all’idea e alla volontà di Pino Villa e degli appassionati laiguegliesi del 1964, sono cambiati operatori ed animatori, perfino il sodalizio organizzatore, ma sono rimasti su questa corsa, e ciò che significa, come due roccheforti peculiari, le Istituzioni, stavolta davvero maiuscole: il Comune di Laigueglia, indipendentemente dal testimone passato fra sindaci e giunte e quell’Azienda di Soggiorno, che deve sempre avere un’anima, altrimenti diverrebbe uno dei tanti carrozzoni eufemisticamente inspiegabili, esistenti in questa nostra derelitta, ma bellissima, Italia. Sono loro, mi si permetta, i veri campioni di questa storia. E sono loro l’espressione viva e sentita delle poco più di 1800 anime che abitano nel luogo. Piccoli numeri che hanno scavato un solco profondo, insegnando alle altre località ben più grandi, nonché agli stessi dirigenti del ciclismo, quanto sia enorme il potenziale di “vita” che gravita attorno a quel mezzo, che non inquina e che ci fa provare, sempre, quel fascinoso segmento che qualcuno ci donò mettendoci al mondo.
Morris