Figlio di Kharabulak, nacque in una povera famiglia contadina. Fu notato da alcuni soldati d’artiglieria inviati dal sultano al Cairo e fu arruolato nell’esercito ottomano, entrando al servizio dell’abile e temuto Khayr al-Din Barbarossa. Compì numerose scorrerie e saccheggi, specie sulle coste napoletane e siciliane.
Prese parte alla battaglia navale di Prevesa (1538), contro Andrea Doria e al fianco di Barbarossa. Divenne talmente potente che Carlo V in persona impartì l’ordine di catturarlo a tutti i costi ai genovesi Doria.
Nel 1540 nella baia della Girolata in Corsica, di ritorno da una scorreria a Capraia, fu accerchiato e sconfitto con tutta la flotta da Giannettino Doria. Catturato, fu consegnato ad Andrea Doria, che lo fece incatenare come galeotto ai remi della sua nave ammiraglia per quattro anni. Quindi, ritenuto ormai innocuo, fu venduto come schiavo e liberato pochi anni dopo (probabilmente dietro il pagamento di un ingente riscatto elargito da Khayr al-Din Barbarossa in persona, nel quale era inclusa la concessione data dal bey di Tunisi dell’isola di Tabarca alla famiglia genovese dei Lomellini, legata ad Andrea Doria). Tornò così libero in Turchia.
Continuò a imperversare nelle coste del Mediterraneo. Il 4 luglio 1549 assediò Rapallo in Liguria, depredando la città e le chiese di oggetti sacri religiosi. Dopo tre giorni il corsaro ripartì dal borgo ruentino, portando via come schiave più di cento fanciulle rapallesi. Assalì l’isola d’Elba nel 1553 e nel 1555. Attaccò e quasi distrusse la città portuale di Terranova (attuale Olbia) in Sardegna nel 1553.
La sua grande occasione venne nel 1544, quando Khayr al-Din Barbarossa si ritirò, lasciando a lui il comando della flotta ottomana. Dagli ottomani fu allora chiamato Spada vendicatrice dell’Islam, per la spietatezza delle sue azioni. Con una serie di alleanze, fra cui anche una discussa con i francesi, nemici degli spagnoli, riuscì a diventare viceré di Algeri, Signore di Tripoli e di al-Mahdiyya per conto di Solimano il Magnifico.
Il 25 luglio 1546 il corsaro Dragut sbarca a Laigueglia e cattura tutti gli abitanti caricandoli sulle sue navi. Successivamente gli stessi vengono liberati dal Capitano Berno che riesce ad impadronirsi della nave corsara sulla quale viaggiavano i laiguegliesi rapiti.
Nel luglio 1553, Dragut si accostò a Cosmopoli (Portoferraio) ma fu respinto con molte perdite. Ad analogo insuccesso andò incontro nell’assedio di Piombino.
Nel luglio del 1554 assediò per una settimana circa la città di Vieste, all’estrema punta del Gargano, incendiandola e devastandola. Decapitò circa 5000 persone sulla roccia ai piedi della Cattedrale detta “Chianca Amara” ancora oggi ben visibile e opportunamente conservata. Deportò giovani e donne da destinare al mercato degli schiavi.
Il 2 luglio 1555 assediò la cittadina di Paola (Italia), la saccheggiò ed incendiò, fece strage tra la popolazione arrivando a depredare anche il Convento dei frati Minimi, fondato da San Francesco di Paola. Nello stesso periodo, le masnade di Dragut, saccheggiarono la città di Scalea. Fu depredata anche la chiesa di San Nicola in Plateis e profanato il monumento sepolcrale dell’ammiraglio angioino Ademaro Romano.
Nel 1564 lanciò ripetuti assalti e saccheggi al borgo di Civezza, nell’attuale provincia di Imperia. L’eroica resistenza della popolazione del piccolo paesino passò alla storia.
Nel maggio del 1565 assediò il forte di Sant’Elmo a (Malta), cannoneggiandola ripetutamente. Il forte tuttavia resistette e contrattaccò. Dragut, ferito alla fronte da una scheggia di pietra, morì. Gli succedette quindi Uluch Alì (‘Ulūj ‘Alī, chiamato dai cristiani Occhialì o Luccialì) che conquistò il forte, uccidendo tutti i superstiti.
Il corpo di Dragut fu traslato a Tripoli, ove fu sepolto, nella moschea chiamata “Sarāy Dragut”. La sua tomba si trova ancora là, accanto alla scuola coranica (madrasa) e ai bagni pubblici (hammam) che portano ancora il suo nome.
Si dice che Andrea Doria nutrì tanto rispetto per Dragut da dare lo stesso nome al proprio gatto.
Tratto da Wikipedia che cita tra le altre fonti bibliografiche il libro “Laigueglia Vicende storiche, tradizioni, opere di interesse artistico, leggende e curiosità” (stampato luglio 1983 ad Albenga) di Anna Celant Marino la quale sarà presente Mercoledì 7 alle ore 18.00 presso l’anfiteatro di Via Mazzini per parlare dei luoghi dei pirati